Com’ è ormai tradizione, fra il tramonto delle Pleiadi in cielo e il gioioso approssimarsi della ricorrenza dei doni di S. Lucia, giunge nelle edicole di città e tutta la provincia a partire dal 7 dicembre in abbinamento col Giornale di Brescia, puntuale e ineludibile come questi inesorabili avvenimenti —Gói de cöntàla? la raccolta delle nuove canzoni bresciane di Palco Giovani patrocinato e sostenuto dal Comune di Brescia, Regione Lombardia, Fondazione Asm, Banca Valsabbina e il Libraccio di Corso Magenta.
Bresciani sono gli interpreti e la loro musica che, in occasione della quindicesima edizione, un bel traguardo, non c’ è che dire, hanno rivestito della loro fulgida arte, le liriche composizioni di poeti che operano, lievi ed ispirati, all’ombra del Cidneo, o poco oltre, sempre, in ogni caso entro i confini naturali della nostra bella e variegata provincia. Dell’ ampio e splendido panorama del suo territorio, infatti, si bea, da le Cavrèle, ó ‘n pó pö sö, Adelio Finulli e, quindi, entrando un po’ più nel merito della collana musicale, tale e quale ce lo rende in, “èn dé de primaéra”, trasformata dagli Italian Farmer in un rap incalzante alla loro maniera. Che dire poi dell’alacre “aqua del Cés”, descritta dal valsabbino Fabrizio Galvagni, chiara, fresca e gorgogliante, così come l’ha interpretata la Cantina di Ermete. Nelle “stagiù” di Resy Pescatori, alla quale va un ricordo grato e discreto perché, da qualche mese, ha lasciato le fatiche e gli affanni di questa terra, lo sguardo poetico si allarga e, allora, tocca ai Malghesetti delineare la flora e la fauna, gli animali selvatici, i fiori e gli arbusti delle valli bresciane. Sempre descrittivo il pluripremiato Dario Tornago che, mentre incede (el fùla) “dré al pórtech”, lascia libera la sua mente di vagare e di immaginare situazioni che Daniele Gozzetti supporta con maestria, dando dignità musicale al ritmato suono generato dal calpestio del poeta. Mentre accenna a vaghi scorci naturalistici della sua quieta valle, la camuna Anna Maria Marsegaglia si rivolge al ragazzo che la fa palpitare e, tramite la musica e la voce di Marco Bressanelli dei Pà & Ansia, con animo schietto e franco, così lo esorta: “parlóm d’amùr”. Ma se questi quasi spasimanti sono ancora ai primi approcci, altri rapporti appaiono più compiuti e un po’ consunti ed è Alberto Zacchi che, tramite la voce tormentata di Sergio Minelli, accarezzata dalla sua musica, implora la sua donna che almeno, qualche volta, pronunci “el mé nòm”. Non molto diversamente dal clarense Lino Marconi del quale Ricky Maffoni interpreta la disperazione di chi deve giocoforza limitarsi a “ön pìt de nó”. Un altro camuno, Giancarlo Sembinelli, alternando italiano e bresciano, mostra la tenerezza dell’uomo innamorato, ottimamente espressa da Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini ora “The Barbagianna’s”, nel voler soltanto immaginare o, forse, accarezzare, “le tue mà”. Altro innamorato è Claudio Ascolti che “pagherès” non si sa cosa, in verità qualche esempio egli lo porta, per l’amor della sua bella; a rendere ancora più accattivante la sua lirica è il piacevole ritmo impostole dai Selvaggi Band.
Pescando fra i più cari ricordi della sua fanciullezza, Elena Alberti Nulli rammenta innocenti e ingenui episodi, legati alla forte e affettuosa presenza del suo genitore e, quindi, la dedica va “al me papà”. L’ amore filiale è fra i più teneri e Nino Paolone è all’altezza del suo compito e di tanta autrice. L’amore, il sentimento e gli affetti più cari rappresentano, da sempre, i temi preferiti dai poeti di ogni tempo e latitudine ma, nella vita, esistono anche altri aspetti che continuano ad ispirare coloro che ne cantano. L’insofferenza e lo scontento per alcuni aspetti della contemporaneità emergono prepotentemente dal testo di Giorgio Scroffi, “copacabana” che Isaia Mori, pur orfano della sua Orchestra, condisce da par suo. Tormentato appare anche il lonatese Renato Laffranchini mentre riempie le sue “dò valìs de vènt” su un’ aria musicale e interpretativa dell’eccellente Roberto Guarneri. Da questi ultimi non si discosta più di tanto la gardesana Velise Bonfante, autrice apprezzata di commedie e romanzi, che fornisce a Caio de Ro il mezzo adatto per una rimarchevole interpretazione della sua “la stràda de la mènt”. Originale compare una ballata appartenente al folklore della terra d’ Otranto, la Pizzica, peraltro ben interpretata da I Màcc de le Úre, e scritta, da Giuliana Bernasconi: “spisìga la Pìsica ‘n Bresà”. Infine, dulcis in fundo, ecco tornare i bei tempi andati che, sul filo della memoria, riemergono, di tanto in tanto, nella mente di coloro che ebbero i natali in tempi pre televisivi. A dispetto del gran parlare di oggigiorno, anche a sproposito, di bullismo, Armando Azzini sente, invece, la nostalgia di “el bülo”. Ma di quel bülo nostrano, d’antan, tanto appariscente quanto inoffensivo che il cantarcheologo Piergiorgio Cinelli, con la sua caratteristica “erre” che sembra levigata dal molèta, riproduce nelle sue fattezze e nella posa ardita, facendocelo sentire quasi ancora presente. Non si poteva chiudere se non con i due autori più noti: in campo giornalistico ed altre affinità, ecco Egidio Bonomi e, fra i musicanti di più chiara fama, Charlie Cinelli che, in un meraviglioso connubio cantano “el vì”. Il ricordo corre allora alle allegre riunioni conviviali proprie di questo periodo dell’ anno, dove troneggiava la cacciagione ma non mancavano i gustosi prodotti regalati dal porcello, re di tutte le tavole. Fra cantate in coro sprizzanti energia e sane risate, si spandeva all’ intorno una contagiosa allegria che accomunava in un sol agire gli ilari commensali. Ed anche verso la fine del lauto banchetto, dopo aver fatto il pieno di grassi e proteine, fra le castagne lesse o bristulìde, pezzi di patùna e fette di bisolà era ancora il generoso nettare degli dei a farla da padrone: sua maestà “el vì”.
Il cd che sarà in abbinamento al giornale di Brescia al costo di € 10,00 compreso di libretto di 22 pagine con testi e storie degli autori , verrà presentato dal vivo con gli autori Domenica 11 dicembre h 16.00
Per info 335 7797944